Claudio Foti, Cristina Roccia, Questioni e documenti, Quaderni del Centro Nazionale di Documentazione ed Analisi sull’Infanzia e Adolescenza, Istituto degli innocenti, Firenze, n. 1, marzo 1998.

Innanzitutto si affronta la definizione del fenomeno dell’abuso sessuale sui minori e la precisazione delle sue rilevanti dimensioni quantitative, per soffermarmi poi sulla manipolazione psicologica del minore nella relazione pedofila.
Appare chiaro come la sproporzione di potere e di esperienza tra i due partner (adulto e bambino) pone in essere l’inevitabile violenza che accompagna questa relazione.
Vengono citate le ricerche che dimostrano l’esistenza di traumi infantili nella storia di chi abusa sessualmente dei bambini e si dimostra la tesi che dietro la componente di affabulazione e di ostentata tenerezza del pedofilo agisce comunque una componente di disprezzo e di strumentalizzazione verso il bambino, per concludere che sul piano profondo alla base del comportamento perverso agisca una componente di odio.
Nell’abuso il bambino viene disumanizzato dal pedofilo, diventando attraente ed eccitante, non tanto per quello che è come persona, bensì per quello che rappresenta, cioè un oggetto su cui esercitare un potere e su cui prendersi la rivincita rispetto alle situazioni traumatiche ed umilianti vissute nell’infanzia.
Nonostante l’attenzione sessuale verso i bambini prepuberi o appena puberi sia molto radicata nell’immaginario erotico maschile, è sconcertante constatare che la pedofilia a differenza di altre forme di perversione sia stata e sia al centro di una forte disattenzione nella letteratura psicoanalitica.
La rimozione teorica della pedofilia nella psicoanalisi è condizionata dall’abbandono della teoria del trauma da parte di Freud del 1897 e dalla conseguente elaborazione della teoria delle pulsioni. Nel trattamento del caso di Dora non è l’adulto, il signor K., ad essere considerato portatore di un comportamento problematico e perverso, bensì è la ragazzina di appena 14 anni ad essere considerata da Freud patologica, perché rifiuta le profferte sessuali dell’uomo.
I pedofili rifuggono dal trattamento psicoanalitico oi psicoterapeutico, tendono ad agire le loro pulsioni traendone un supporto piuttosto che a fermarsi ad analizzare le loro tendenze, ricorrendo alla negazione e alla razionalizzazione, giustificando queste tendenze e affermandone il carattere “gentile” e “non distruttivo”. Non a caso risulta fiorente una lettera apologetica della pedofilia.
Esistono tuttavia diverse esperienze di trattamento terapeutico dei pedofili che vengono analizzate negli aspetti significativi e problematici che presentano.
Claudio Foti
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