BIBBIANO: IL PROCESSO DELL’INVERSIONE, DEL RIBALTAMENTO DELLE COLPE E DI BRUTALE DEFORMAZIONE DELL’IMMAGINE DEGLI OPERATORI
- Claudio Foti
- 2 giu
- Tempo di lettura: 3 min
BIBBIANO: IL PROCESSO DELL’INVERSIONE, DEL RIBALTAMENTO DELLE COLPE E DI BRUTALE DEFORMAZIONE DELL’IMMAGINE DEGLI OPERATORI

L’inversione, il ribaltamento, il rovesciamento dei fatti e delle rappresentazioni hanno caratterizzato sei anni di processo mediatico e di processo giudiziario sui presunti affidi illeciti della Val d’Enza.
«Bibbiano è il processo dell’inversione». L’ha affermato l’avvocata Ognibene, difensore di Federica Anghinolfi nella sua arringa difensiva nell’aula del tribunale di Reggio Emilia.
Gli psicoterapeuti che cercavano di curare minori di vittime di esperienze di maltrattamento e di abuso precoci sono stati accusati di aver causato nei minori quelle ferite, in realtà dimostrabili come già ben presenti prima dell’avvio della loro psicoterapia.
Genitori affidatari sono stati accusati di violenza su minori che poi hanno attestato la loro gratitudine nei confronti di quegli stessi genitori.
Gli assistenti sociali impegnati in un’azione di prevenzione degli abusi e della pedofilia nel territorio e nelle scuola è stata attribuita senza alcun fondamento la colpa di aver voluto gonfiare i numeri degli abusi.
Il servizio sociale è stato caricato delle colpe più gravi e delle nefandezze più turpi fra cui la colpa di aver di aver voluto lucrare sugli affidamenti e di aver falsificato le relazioni, quando in realtà nel dibattimento nessuna di queste gravissime accuse è stato confermato.
Operatori impegnati da anni nell’assistere e tutelare i bambini più sfortunati con il massimo di impegno e di dedizione sono stati trasformati in demoni. La magistratura certamente deve svolgere la propria attività inquirente, muovendosi sulla base delle informazioni che riceve. Ciò non di meno si può affermare che gli operatori di Bibbiano possono avere disturbato un assetto di potere e un sistema che ha bisogno di tenere nascosta le dimensioni sconcertanti della violenza sui minori.
L’esperienza clinica e sociale dimostra che i bambini che subiscono la violenza e gli stessi operatori che si pongono l’obiettivo di contrastare i maltrattamenti di proteggere le vittime possono essere colpiti da accuse che deformano la loro immagine e che possono trasformare queste vittime e questi operatori da innocenti in colpevoli.
I bambini vittime di maltrattamento vanno incontro inevitabilmente al rischio dell’inversione e del ribaltamento delle colpe. I minori vittime di abuso sessuale in famiglia o di pedofilia rischiano sempre di trovarsi di fronte ai tentativi dei loro abusanti di negazione e di proiezione della colpa: «Io non volevo certo abusare quella bambina, era lei che mi veniva a cercare e mi provocava».
Per quanto riguarda il maltrattamento fisico, succede regolarmente che il genitore violento ricorra per difendersi ad espressioni di questo genere: «Ma che maltrattamento! Era mio figlio che lo meritava, con il suo comportamento provocatorio me le tirava le botte».
E ancora nel caso della violenza assistita è la piccola vittima che può venire colpevolizzata: «Ma che violenza assistita! Mio figlio se io litigavo con mia moglie aveva soltanto da andare in un’altra stanza: è lui che è stupido, non lo costringevo certo a restare!»
Per quanto riguarda il maltrattamento psicologico assistiamo ad un’altra forma di inversione e di proiezione della colpa: «Se io ogni tanto chiamavo il mio allievo “palla di lardo”, che problema c’è? Non è certo una violenza psicologica. Glielo dicevo solo per aiutarlo e per sollecitarlo a dimagrire. E’ lui che è scemo e non capiva le mie intenzioni!». Della serie: «Non sono razzista! E’ lui che è negro!»
Nelle vicende in cui le madri sono accusate di alienazione parentale assistiamo ad un’altra terribile proiezione della colpa. Il bambino che ha denunciato un maltrattamento da parte di un genitore talvolta non solo non viene ascoltato e preso sul serio, ma pure rischia di venire ulteriormente punito con l’allontanamento dalla propria madre e dal luogo sicuro che la relazione con la madre rappresenta. Inoltre la stessa madre che svolge una funzione di ascolto e di sostegno del bambino è trasformata in donna manipolatrice e bugiarda e viene attaccata, patologizzata e punita per la sua azione protettiva. Qualcosa di analogo è successo agli operatori di Bibbiano.
Inversione, trasformazione nel contrario, ribaltamento della verità. Questo è il filo nero che ha accompagnato coerentemente il processo mediatico e il processo giudiziario sui fatti di Bibbiano, come abbiamo già ampiamente dimostrato con largo anticipo nel libro “Bibbiano: dubbi e assurdità”, uscito per la casa editrice ALPES di Roma alla fine del 2022.
Comments