Claudio Foti, Nadia Bolognini,
Quando gli abusi sono impensabili, in M. Malacrea (a cura di),
Curare i bambini abusati, Cortina, Milano, 2018
Il libro di Marinella Malacrea, la più nota studiosa italiana del tema della violenza sessuale sui bambini, raccoglie tredici casi clinici di scuola, esposti dai più qualificati psicoterapeuti italiani, esperti nel trattamento dell’abuso.
Compare in questa cornice il caso trattato e analizzato da me e da Nadia Bolognini
Curare il trauma è possibile! Alessia a 5 anni ha elaborato gran parte delle sue ferite ed è tornata a ridere e a sorridere dopo un anno e mezzo di psicoterapia.
Affinché si producesse il cambiamento di Alessia è stato fondamentale da parte dei curanti:
- strutturare un approccio sistemico della terapia per consentire alla bambina di poter sperimentare l’appoggio della madre, provenendo da un’esperienza traumatica vissuta nel più totale isolamento e permettere alla madre di poter ascoltare gradualmente la vicenda sconvolgente vissuta dalla figlia dalla quale era rimasta completamente estranea;
- costituire un gruppo di cura (terapeuta, madre, bambina), sostenuto dalla comunicazione autentica e dalla condivisione utilizzando le tecniche della condivisione ricorrente delle emozioni sulla base dell’intelligenza emotiva;
- supportare in particolare la madre, sconvolta dal senso di colpa per non saputo proteggere la figlia, affinché non crollasse di fronte alle scombussolanti rivelazioni della figlia;
- rendersi disponibile all’ascolto e all’elaborazione delle forme di vittimizzazione pesanti e inimmaginabili, comunicate dalla piccola Alessia, il cui recupero generava nell’immediato massicce cariche di ansia, ma finiva per produrre gradualmente nella bambina crescenti livelli di remissione sintomatica;
- costruire una relazione interpersonale attenta ed rispettosa tra sé e la bambina, tra sé e la madre, tra la madre e la bambina per favorire un’autentica esperienza di con-divisione, intesa come come messa in comune di un peso che prima incombeva esclusivamente sulla piccola vittima;
- orientare la barra del timone della psicoterapia sull’elaborazione del trauma, aiutando la bambina a riprendere i contatti con la memoria della propria vittimizzazione, a partire dalla consapevolezza della sicurezza raggiunta e della necessità di liberarsi dall’angoscia attraverso il racconto e alla connessa ricostruzione di senso;
- essere consapevole del bisogno profondo della bambina di parlare, ma anche della sua necessità di difendersi dal ricordo e, dunque, non pretendere che la bambina parlasse della propria esperienza senza prima comprendere empaticamente la sua difficoltà o meglio il suo terrore a parlare;
- aiutare la bambina a narrare, riprendendo i contatti con la memoria della propria vittimizzazione, a partire dalla consapevolezza della sicurezza raggiunta e della necessità di liberarsi dal terrore attraverso il racconto;
- favorire la consapevolezza condivisa tra madre e figlia attraverso l’integrazione di diverse tecniche terapeutiche innestate nel tronco di un lavoro terapeutico ad orientamento analitico: psicodramma (per tutto il gruppo di cura), i disegni, l’approccio sensomotorio e l’EMDR (per la bambina) e la mindfulness (per la curante stessa);
- proporre ed utilizzare la tecnica del quaderno delle paure, nel quale, sotto dettatura di Alessia, la madre poteva sera ogni sera registrare l’elenco degli incubi e dei brutti ricordi della figlia da riportare successivamente in seduta.
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