L'autore del libro è un gruppo di lavoro con cui ho collaborato: il Comitato Giobbe. I suoi componenti hanno sofferto gli effetti del caso Bibbiano, la gogna travolgente contro gli indagati, la scomparsa del garantismo da parte di chi lo invoca solo quando gli fa comodo. Il comitato Giobbe è composto da soggetti portatori di diverse professionalità e da un gruppo di vittime di violenze nell'infanzia.
“Giobbe” è l’impegno degli operatori e delle vittime contro l’ingiustizia e la mistificazione che nascondono e negano il trauma infantile e impediscono di prenderne coscienza.
“Giobbe” è la pazienza e nel contempo lo strazio degli assistenti sociali, degli psicologi, degli educatori, delle famiglie adottive e affidatarie di fronte a crescenti livelli di disagio, di impotenza, di violenza ai danni dei minori in una società adulta e adultocentrica, condizionata dalla pandemia e dalla crisi economica, sempre più disattenta nei confronti dei bambini reali, sempre più attratta da un’esaltazione tutta ideologica della famiglia.
E' il primo libro che cerca di inquadrare criticamente il processo giudiziario e mediatico che ha coinvolto fortemente l'opinione pubblica, che ha scatenato una pesantissima gogna contro un gruppo di operatori. trasformandoli sin dalla fase delle indagini in "colpevoli in attesa di condanna".
E' la prima voce che effettua un'analisi e fornisce una documentazione differenziandosi dall'unanimismo colpevolista che si è registrato in questa vicenda.
Il processo giudiziario e mediatico sul caso di di Bibbiano, prima ancora di accedere ad una fase dibattimentale, ha prodotto effetti di criminalizzazione, di stigmatizzazione e di confusione che hanno avuto ricadute molto negative nel mondo della tutela dei minori e sul lavoro degli psicologi, degli assistenti sociali, degli educatori che lavorano a contatto con situazioni di bambini portatori di disagio o presunte vittime di maltrattamento e di abuso.
Emerge la gravità di una vicenda dove molte garanzie degli indagati e la presunzione d’innocenza sono state pesantemente calpestate a partire dalla stessa denominazione dell’inchiesta “Angeli e demoni”, che sembra già, una sentenza di condanna. Una denominazione così pregiudizievole peraltro oggi sarebbe vietata dalle nuove disposizioni di legge nel frattempo entrate in vigore.
Gli imprenditori dell’odio e della paura hanno gestito con successo il caso Bibbiano, hanno ucciso i dubbi e sbancato il tavolo. Si è rafforzata così una cultura con cui la comunità adulta e le istituzioni si autoassolvono, dicendo: i cattivi che fanno male ai bambini non stanno mai in famiglia, i cattivi sono gli operatori. La società non avrebbe responsabilità alcuna su cui interrogarsi.
La cultura adultocentrica è riuscita ad allontanare da sé la questione della tutela dei minori. La cultura adultocentrica può affermare che non esiste una questione di sanità pubblica legata alle esperienze traumatiche infantili, che non esiste l’esigenza di tutelare i minori dalla violenza, dall’abuso, dalla trascuratezza, dalle condizioni di povertà economica, di povertà culturale, di povertà relazionale. …
Il libro contiene una parte teorica di approfondimenti su varie questioni: cos’è la psicoterapia del trauma, cosa sono i falsi ricordi, cos’è l’ascolto empatico… C’è un attacco che mira a colpire gli psicoterapeuti e le madri di piccole vittime di violenza: psicoterapeuti e madri sono accomunati dall’essere bersaglio di una pesante colpevolizzazione. La logica è questa: i bambini non meritano di essere ascoltati e se i bambini raccontano cose molto spiacevoli vorrebbe dire che saranno false accuse, gliele hanno messa in testa o gli psicoterapeuti oppure le madri…
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