top of page
Claudio Foti logo

VI RICORDATE LA STORIA DEL DISEGNO FALSIFICATO?

Immagine del redattore: Claudio FotiClaudio Foti

Gli imputati del caso Bibbiano erano spacciati. Gli psicologi erano stati colti con le mani nel sacco. Sembrava evidente. Sembrava oggettivo. Una psicologa aveva falsificato un disegno di una bambina per far emergere la descrizione di una situazione di abuso sessuale inesistente. Quale prova più clamorosa poteva esserci che gli psicologi a Bibbiano volevano vedere le violenze sessuali sui bambini a tutti i costi, anche con la manipolazione più bieca. Cosa c’è di più mostruoso per un medico o per uno psicologo che la falsificazione deliberata dei dati clinici? Sarebbe in effetti una violazione sacrilega della deontologia. Una gravissima sindrome di Munchaausen per procura di tipo professionale.


Poi innanzitutto si era scoperto che il disegno che era stato fornito alla stampa non era quello che compariva negli atti del processo. Secondo l’accusa il disegno sarebbe stato falsificato: una psicologa avrebbe aggiunto due braccia al corpo di un uomo, braccia che si allungano sulle zone intime, raccontando una storia che in realtà, sostiene l’accusa, non esisterebbe.

Ma nel disegno reale, contenuto in atti, le figure della bambina e dell’adulto sopra di lei sono stese su un letto. Uno scenario che anche senza braccia risulta potenzialmente raccapricciante. Invece nel disegno presentato dalla (e alla) stampa le due figure sono in piedi e il letto sparisce. Una versione modificata del disegno che avrebbe potuto rendere più credibile l’ipotesi di un’alterazione grafica, compiuta dalla psicologa.


Più recentemente in una perizia depositata il 9 dicembre ‘24 la grafologa Calvarese, consulente di parte della difesa, ha spiegato di aver adottato nell’analisi del disegno un approccio scientifico, in grado di evitare interpretazioni soggettive, con tecniche grafoscopiche basate sull’utilizzo di strumenti come una lente d’ingrandimento, elaborazioni digitali e una fotocamera per identificare caratteristiche non visibili a occhio nudo.


La perita, analizzando vari disegni, ha individuato «l’unicità del tratto grafico della minore», trovando caratteristiche che permettono di escludere manipolazioni da parte della psicologa. I tratti grafiche che erano stati attribuiti all’adulto sono stati ricondotti alla mano della bambina. Tanto da arrivare a dire che anche le mani e i tratti cancellati nel disegno incriminato sono stati attribuiti con certezza alla stessa mano della minore.

Sono state proprio le tecniche utilizzate da Calvarese, basate su innovazioni recenti e programmi moderni, a consentire di affermare «con scientificità e oggettività che non ci sono alterazioni nel disegno. Secondo la pm le nuove tecniche utilizzate dalla grafologa non sarebbero considerate nei protocolli attualmente applicati. Ma trattandosi di tecniche di ultima generazione - ha sottolineato Calvarese -, sono assolutamente valide, ripetibili e riconosciute scientificamente come le più adeguate. Il tribunale, dopo una breve camera di consiglio, ha deciso che non è necessario sentire un consulente per questa questione e ha ritenuto valida la consulenza di parte della difesa.

Comments


bottom of page