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L’AFFIDAMENTO FAMILIARE, I BISOGNI DEL BAMBINO E LA RISPOSTA DELL’EMPATIA

Immagine del redattore: Claudio FotiClaudio Foti

Claudio Foti, MinoriGiustizia, n. 2, 1996


Nell’istituto dell’affidamento sono contenute potenzialità riparative sul piano psicologico ed educativo nei confronti della sofferenza dei minori, almeno cento volte superiori a quanto attualmente vengono utilizzate ed espresse nel nostro contesto storico, istituzionale e  sociale.

Le ragioni profonde che impediscono all’affidamento di decollare come progetto sociale coinvolgente nella comunità sociale affondano le radici nella diffusa cultura adultocentrica, che presuppone la dominanza dell’adulto sul bambino.  L’affidamento è un istituto che richiede massimamente un impegno al servizio del bambino, l’esatto contrario dell’atteggiamento adultocentrico di controllo sul bambino. L’affidamento richiede un forte impegno sul piano emotivo ed affettivo, dunque tende al polo opposto rispetto a quella rimozione della vita emotiva ed affettiva  che accompagna l’adultocentrismo.

Cerco poi di esaminare le modalità con cui i bambini (e soprattutto i bambini sofferenti)  strutturano ed esprimono i propri bisogni ed approfondisco l’analisi dell’empatia come risorsa per consentire a questi bisogni di evolversi in modo sano all’interno di una personalità coesa e armonica, e non frammentata.

A questo punto approfondisco l’importanza dell’empatia nei confronti delle emozioni e dei bisogni  del bambino in affidamento, nei confronti della famiglia d’origine e nei confronti della famiglia affidataria.

Anche la famiglia degli operatori per funzionare in modo efficace deve imparare a legittimare in forme nuove la circolazione delle emozioni all’interno della propria attività di selezione delle famiglie affidatarie, di sostegno della famiglia d’origine, di attenzione verso il bambino in affidamento, di verifica e di coordinamento dell’intera esperienza dell’affido.

Anche la famiglia degli operatori deve essere aiutata e compresa nelle proprie difficoltà e deve trovare nella formazione e nella supervisione  risposte empatiche capaci di migliorare le competenze emotive e relazionali delle équipe necessarie per intervenire sull’affidamento.

Sia alle famiglie affidatarie, sia alla famiglia degli operatori possono essere proposte specifiche esperienze di confronto nel primo caso, di supervisione nel secondo caso, basate su una conduzione di gruppo fondata su tecniche di gioco e di elaborazione della vita emotiva che risultano ottimali per approfondire i problemi della relazione adulto-minore.

 


Claudio Foti

 
 
 

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