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Attualità 2024 - Le mie opinioni

Immagine del redattore: Claudio FotiClaudio Foti

SI CAMMINA

8 dicembre ’24


Da Pinerolo si può raggiungere Torre Pellice a piedi passando dai binari della ferrovia della linea che collegava la mia città con la Val Pellice.

Il treno non passa più e si può camminare sulle traversine, passando sopra i rovi e gli arbusti che si incontrano e camminando in mezzo alle campagne rese splendide dal sole tardo autunnale.

La motrice non passa più, tutto cambia, ma si può andare avanti.

Fin tanto che mi dovrò fermare. Prima o poi dovremo tutti fermarci, ma nel frattempo possiamo camminare, anche se tutto è cambiato, verso colline che valgono la pena.

Si cammina sulle traversine. E raggiungo Luserna. E' importante tenersi vivi e mantenere gli obiettivi. Piano piano. Si cammina.



“LOLITA” NELLE SCUOLE ??? ANCHE NO!

13 novembre ‘24


Ho apprezzato tante volte Paolo Crepet per il suo riconoscimento sensibilie dell’importanza delle emozioni, per il suo profondo interesse al tema dell’ascolto in famiglia, per la sua critica puntuale alle istituzioni adulte incapaci di comunicare con gli adolescenti.

Sono rimasto sbigottito lunedì sera nella trasmissione “La torre di Babele” di fronte a quella che ritengo una scivolata nella comunicazione culturale di questo autorevole psichiatra, in genere molto attento ai bisogni e al punto di vista dei bambini.

Intervistato da Corrado Augias, Crepet ha proposto che un libro come “Lolita” di Nabokov, capolavoro della letteratura pedofila, possa circolare con finalità educative nelle scuole. Questo libro, che narra dell’innamoramento e della lunga seduzione da parte di un uomo adulto nei confronti di una fanciulla di 12 anni, conterrebbe secondo Crepet “l’archetipo del desiderio della persona adulta nei confronti della persona acerba ma anche il contrario …”, riferendosi al desiderio simmetrico della ragazzina di essere lusingata. Questi desideri dunque, “per non essere ipocriti”, dice Crepet, andrebbero sdoganati.

No, Paolo, attenzione. Ripigliati! Il desiderio di sessualizzare il rapporto con la ragazzina appena giunta alla pubertà appartiene in effetti universalmente all’inconscio maschile, così come altri desideri di dominio e di controllo. Si tratta di una fantasia che è stata sicuramente agita per millenni nella nostra cultura e viene tuttora tradotta in atto in diverse parti del mondo. Ma tu ci insegni – e l’hai fatto nella stessa interessante intervista che hai dato alla Torre di Babele - che il desiderio (infantile ed adulto!) debba essere modulato, frenato, sublimato per garantire una crescita mentale.

In realtà quando una ragazzina cede alla lusinga seduttiva dell’adulto - e più in generale alle lusinghe della nostra società, che oggettiva il corpo femminile ed esalta l’immediatezza del desiderio - il futuro che l’aspetta è una delusione straziante e il fallimento della propria realizzazione in quanto donna e in quanto persona.

Quando l’adulto non modera e non limita il desiderio di potere e di sessualizzazione su un minore, la felicità a cui va incontro è ben misera ed è pagata dal rischio di un dolore destrutturante del soggetto più debole.






BAMBINI DI PALESTINA,

BAMBINI SULLA NOSTRA COSCIENZA

23 febbraio 2024


Negli ultimi 20 anni nelle strategie delle guerra disseminate in tutto il mondo l’attenzione ai bambini è cresciuta … ma è cresciuta con una certa sensibilità criminale … non per difendere i più piccoli e i più deboli, non per risparmiarli dalla distruzione, ma per lanciare più efficacemente al nemico il messaggio: “Io uccido in maniera tremenda i tuoi bambini affinché tu possa pensare che ti posso fare del male più di quello che pensi”. Lo afferma Andrea Iacomini portavoce di Unicef Italia.

Questo atteggiamento sadico e disumano contro i bambini che viene attribuito regolarmente allo schieramento militare avversario sulla base della logica schizo-paranoide (“io sono dalla parte del giusto, i nazisti siete voi”) appartiene in realtà a divise di diverso colore.

Nella mani di Hamas ci sono ancora 199 ostaggi tra cui 18 minorenni. Molti bambini sono stati trucidati il 7 ottobre in un solo kibbutz dai terroristi palestinesi, alcuni di questi bambini secondo fonti israeliani sarebbero stati decapitati.

Ciò che ha fatto Israele contro la popolazione civile palestinese di Gaza ha raggiunto vertici efferati di distruttività. E’ impossibile negarlo, basta vedere le foto e le immagini TV per capire che buona parte del territorio della striscia è stato distrutto e reso invivibile con una strategia militare che inevitabilmente ha colpito donne e bambini inermi.

Secondo “Save the children” “dall’escalation di violenza del 7 ottobre in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati, sono stati uccisi più di 10.000 degli 1,1 milioni di bambini di Gaza, ovvero l'1% della popolazione infantile totale.

In 100 giorni di violenze iniziate è stato riportato un numero record di gravi violazioni contro i bambini, tra cui:

• 370 scuole a Gaza danneggiate o distrutte (UNICEF).

• 94 ospedali e strutture sanitarie a Gaza attaccati (OMS).

• Più di 1.000 bambini palestinesi hanno perso una o entrambe le gambe.

• A circa 1,1 milioni di bambini, l'intera popolazione infantile di Gaza, è stato negato l'accesso a un'adeguata assistenza umanitaria.

• Rapimenti di bambini in Israele e 33 bambini israeliani uccisi (OCHA tramite le autorità israeliane).

E per le bambine e i bambini che sono sopravvissuti a tutto questo, le conseguenze psicologiche e la totale devastazione delle infrastrutture, tra cui case, scuole e ospedali, hanno decimato il loro futuro.”

Tutti questi dati sono del 14 gennaio e andrebbero penosamente aggiornati perché il ritmo continuativo dei lutti e delle distruzioni nell’ultimo mese è proseguito e va avanti tuttora.

“Chi si è salvato – prosegue Save the Children - è stato costretto a fuggire, anche ripetutamente, senza un posto sicuro dove andare. I bambini di Gaza continuano a sperimentare orrori indicibili, tra cui ferite che stravolgono la loro vita, ustioni, malattie, cure mediche inadeguate e la perdita dei genitori e di altre persone care.”

Bambini di Palestina uccisi, feriti, mutilati, bambini senza volto e senza tutela.

Bambini resi orfani in una situazione sociale disastrata e dunque condannati nei prossimi anni per lo più a vivere di stenti e senza genitori, condannati ad un futuro dove la sopravvivenza sarà messa a dura prova dall’assenza di figure adulte di sostegno.

Bambini spinti a crescere nell’odio e nel desiderio di vendetta.

E’ genocidio? Questione rilevante dal punto di vista politico e giuridico . Irrilevante dal punto di vista etico. Perché quello che è successo ai bambini di Palestina non ce lo toglieremo facilmente dalla coscienza. Il massacro si è sviluppato mentre in Occidente eravamo intenti a sentirci tutti buoni, celebrando la festività natalizia del Bambin Gesù e abbandonando i bambini di Palestina al loro destino. Bambini con minori diritti o senza diritti.



ANTISEMITISMO? LA VERA SICUREZZA PER ISRAELE E’ IL RISPETTO TRA I POPOLI


30 novembre 2023


Karl Marx, Sigmund Freud, Baruch Spinoza, Rosa Luxemburg, Vladimir Lenin, Lev Trotsky, Albert Einstein, Felix Mendelssohn, George Gershwin, Hanna Arendt, Philip Roth, Robert Oppenheimer, Italo Svevo, Rita Levi Montalcini.

Sono sempre stato affascinato dagli intellettuali di origine ebraica!

Da giovane ho fatto ricerche, sperando - invano – che il cognome di mia madre, Carrano, avesse una qualche origine ebraica. Scoprii che aveva piuttosto un’origine araba!

La città di Carran è citata nella Bibbia, ma i Carrano diffusi nel napoletano non avevano nulla a che vedere con i Marrano, gli ebrei spagnoli convertiti, a forza o per opportunismo al cristianesimo, e bersaglio di ingiurie e persecuzioni.

Ho dovuto così accettare la mia origine non ebrea, conservando sempre un’ammirazione per questa cultura.


Ora, ci troviamo di fronte al fenomeno dei rigurgiti dell’odio antisemita: una prospettiva che non si riesce ad arrestare. E non solo perché la mamma dei cretini è sempre incinta, non solo perché l’odio e la stupidità emotiva hanno bisogno di bersagli. Non solo perché da che mondo è mondo il popolo ebreo è stato individuato, purtroppo, come un bersaglio privilegiato.

C’è un’altra ragione: la politica di Israele persegue obiettivi arroganti e fa di tutto per inimicarsi le persone sensibili di tutto il mondo, calpestando i diritti del popolo palestinese. Certamente c’è differenza tra Stato di Israele ed ebraismo, ma è impossibile impedire che venga stabilito un qualche collegamento confusivo tra le due entità.

In ogni caso l’accusa di antisemitismo non può essere utilizzata per zittire una discussione critica sulle scelte politiche dello Stato Israele, come per esempio quella di combattere il terrorismo di Hamas, com’è assolutamente giusto, ma finendo per distruggere le case dove abitano le persone e bombardando la popolazione civile, donne e bambini compresi, com’è assolutamente sbagliato.

Certo: le condizioni disumane di segregazione in cui vivono da tempo le popolazioni palestinesi sono anche il risultato delle scelte, irresponsabili e strumentali, spesso violente, che si sono susseguite nel tempo da parte dei governi arabi e dei gruppi dirigenti palestinesi.

Ma ciò non esime Israele dalle proprie responsabilità. Israele ha continuato ad occupare terre che appartengono al popolo palestinese, ha ignorato ogni tentativo di pervenire ad una soluzione di pace sulla base del principio: “Due popoli, due stati”, si è illusa di poter raggiungere una stabilità, facendo accordi con i potenti lontani del Medio Oriente e ignorando la necessità di realizzare la pace innanzitutto con i vicini palestinesi.

Queste critiche provengono dall’interno della popolazione di Israele, accomunano ebrei e amici dell’ebraismo. Continuare ad ignorarle con il pretesto dell’antisemitismo significa alimentare una spirale di guerra terribile ed infinita. facendo crescere nell’odio e nella miseria generazioni e generazioni di giovani palestinesi.

Che la saggezza e la lucidità della cultura ebraica possano alla lunga prevalere sulla politica miope ed imperialista dei governanti di Gerusalemme.

Che la sicurezza di Israele possa un giorno essere fondata sulla roccia del rispetto tra i popoli e non sulla sabbia della sopraffazione e del dominio.





NESSUNA FORMA DI UMILIAZIONE PUO’ ESSERE GIUSTIFICATA DA RAGIONI EDUCATIVE

26 novembre 2023


Nel novembre dello scorso anno il ministro della Pubblica istruzione e del merito Valditara si è pronunciato sulla risposta da dare al comportamento bullistico di un allievo di un Istituto tecnico: "Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica … umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità."

Dopo avere inneggiato al valore dell’umiliazione come fattore della maturazione psicologica di un allievo il ministro Valditara, accortosi subito della gaffe, ha chiesto scusa, ammettendo di essersi sbagliato: per lui sarebbe l’umiltà, non l’umiliazione ad essere un valore fondamentale da stimolare nei giovani…

Lodevole l’immediata rettifica, anche se rimane sconcertante che un ministro della pubblica istruzione possa confondere umiltà con umiliazione… sarebbe come confondere impazienza con impotenza (che iniziano entrambe per “imp”), compassione con compatimento (che iniziano entrambi per “compa”), contenimento con contentezza che iniziano entrambe per “conte”, ecc.

L’intelligenza emotiva che vorremmo insegnare ai ragazzi per educarli alle relazioni e per prevenire la violenza è la competenza che consente di percepire e distinguere i diversi vissuti emotivi che ogni bambino e ragazzo dovrebbe essere aiutato a non confondere, bensì a riconoscere dentro di sé (autoconsapevolezza) per imparare a osservare e a rispettare negli altri (empatia).

Gli studiosi dell’intelligenza emotiva fra cui Daniel Goleman, con cui ha avuto il piacere di incontrare , hanno scoperto che l’autoconsapevolezza emotiva è il fondamento dell’empatia e l’empatia è l’atteggiamento che può contrastare alla radice l’intolleranza, il narcisismo, il maschilismo, la negazione della libertà dell’altro e dell’altra di vivere le proprie emozioni.

In una recentissima intervista televisiva il ministro Valditara voleva esemplificare l’educazione alle relazioni che il Ministero vuole avviare per prevenire la violenza.

Con una domanda rivolta ad un allievo come interlocutore il ministro chiedeva: “Ma tu perché vuoi fare del male, perché vuoi fare soffrire un ragazzo come te?”

Che qualcuno spieghi al ministro che il male viene fatto agli altri, perché gli esseri umani sin dall’infanzia e dall’adolescenza, sin dalle classe scolastiche sono pieni di sofferenza e di umiliazione non riconosciute e non elaborate. “Dal dolore alla violenza”, è il titolo di un libro straordinario di Felicity de Zulueta.

Sotto la spinta della lotta al femminicidio, sono comparse tante belle intenzioni per introdurre l’educazione alle relazioni e alle emozioni nella scuola.

Ma non c’è chiarezza sul fatto che la violenza prende avvio deriva proprio dall’umiliazione del Sé, sorge dalla frustrazione e dalla paura, nasce dalla sofferenza e dalla negazione di sé subite, soffocate e non elaborate, deriva dalla morte dell’empatia.

La cultura patriarcale è anche il soffocamento delle emozioni che opprime in particolare la figura maschile sin dalla sua crescita. Le emozioni per la cultura patriarcale sono sintomi di debolezza e vanno calpestate: nel sé ed ovviamente nell’altro e nell’altra. L’intelligenza emotiva è una risposta efficace alla cultura patriarcale.

La prevenzione della violenza può svilupparsi con l’introduzione dell’intelligenza emotiva nelle scuola: gli allievi possono imparare a riconoscere, distinguere, legittimare ed esprimere le proprie

emozioni, per imparare a riconoscere, distinguere, rispettare e fare esprimere le emozioni dell’altro. Imparo a rispettare la mia vita emotiva per imparare contestualmente a rispettare la vita emotiva dell’altro e dell’altra.

Io sono OK tu sei Ok. Ogni umiliazione va contrastata e non va inferta all'altro per nessuna ragione. Così può essere coltivata l’empatia e si può prevenire (gradualmente) il femminicidio e la violenza.

Ma sono pessimista… per insegnare l’intelligenza emotiva ai bambini, alle bambine, agli e alle adolescenti bisogna che gli adulti inizino almeno a comprenderla.



“LI VOGLIO TUTTI!”

17 giugno2023


Che tormentone! Ho visto in questi 4 anni di arresti, isolamento, pandemia e patibolo mediatico tanta TV. E mi ha proprio rotto la piccola Anna che su LA7 ossessivamente non vuole scegliere fra i budini ELAH. Li vuole tutti!

La madre sorride comprensiva e fiera, perché la figlia procede sul sentiero appagante dell’aspirazione a consumare, iscrivendo gioiosamente il proprio anelito alla vita nel ciclo del consumo che esaurisce l’esistenza.

Il contesto educativo è il supermercato, il tempio della nuova religione che ci affratella, dove la piccola sta facendo progressi: già comprende pienamente che la vita è questa, che vivere è consumare. Scegliere un budino invece non va bene, perché vuol dire rinunciare alla fuga infinita del desiderio. Per questo Anna li vuole tutti, per la gioia della mamma e della Elah, Anna sta crescendo ed intuisce che il desiderio di consumare non può che essere infinito perché anche la produzione deve essere senza fine. E’ questo il senso della società in cui è chiamata a vivere e realizzarsi, perché la verità non conta: non contano le persone, non conta cosa ci sia veramente nel budino, quel che è conta è l’immagine. Quel che conta è la festa che dall’apparenza e dall’assenza di limite può derivare.


Se la piccola Anna manifesta qualcosa di pretenzioso che può suonare francamente antipatico, il piccolo bimbetto, innamorato della COSTA CROCIERE che piangiucchia perché non vuole tornare a casa, bensì vuole tornare nella nave e nella crociera dove tanto si è divertito, fa una tenerezza infinita.

Lui è ai primi passi della vita, ma mostra la stoffa del bimbo sensibile e intelligente che sta precocemente intravvedendo il principio che la felicità non sta certo nelle relazioni e nella consapevolezza, bensì consiste nel fuggire la realtà, nel potersi permettere una crociera e nell’abitare in un sogno dove la vita è distrazione.

La pubblicità è l’inno della nostra cultura narcisista, da cui trae nutrimento piacevole e distorcente, ma in ogni caso socialmente insopprimibile, la mente dei bambini. Più melodioso di un canto delle sirene l’apprendimento accompagna l’evoluzione dell’infanzia, suggerendo e insegnando che con la NIKE “every thing is possible”, che con la COCA COLA si può “godere tutto” e che con la TIM “puoi divertirti senza limiti”.




L’INFANZIA DEL PICCOLO PUTIN

25 marzo 2022


Alice Miller si è occupata del rapporto tra la sofferenza patita da bambini in condizioni di violenza, di impotenza e di solitudine da alcuni uomini di potere (fra cui Adolf Hitler) e la storia della loro criminalità distruttiva nella vita adulta. Più in generale Alice Miller ha messo in luce il

rapporto drammatico tra il trauma infantile non elaborato e l’esito del comportamento adulto, violento e perverso.

Si sa ancora poco dell’infanzia di Putin. Essendo il soggetto uno specialista della manipolazione non possiamo certo affidarci esclusivamente alla sua autobiografia: First Person: An Astonishingly Frank Self-Portrait, interessata a mettere in rilievo ciò che gli faceva comodo mostrare per far risaltare la sua precoce forza e il suo precoce eroismo. Ciò nonostante, alcuni episodi noti della vicenda infantile di Putin risultano significativi di una personalità che si è confrontata precocemente da un lato con vissuti di abbandono, dall’altro con la violenza agita e con la violenza subìta.

I topi erano onnipresenti nella Leningrado anni Cinquanta e Sessanta, e non era affatto raro, per il piccolo Putin, affrontarli per ucciderli nella povera casa in cui viveva.

E’ stata sottolineata la lezione che da bambino Putin trasse quando venne morso alla guancia da uno di questi topi che egli stava per ammazzare: “Capì cosa voleva dire trovarsi alle strette”. D’altra parte le risse di strada fra i coetanei del quartiere in cui viveva gli hanno insegnato come comportarsi. Una frase spesso citata dei suoi precoci insegnamenti appresi è stata la seguente: “Se la rissa è inevitabile, colpisci per primo.” Emerge in modo insistente il tema della dialettica tra aggressione e controaggressione.

La storia non si fa con la psicologia perché i moventi della storia appartengono innanzitutto alla politica, all’economia e alla sociologia, ma le componenti psicologiche degli uomini di potere possono dire qualcosa. Che Putin sia pazzo? No, qualcuno obietta, in realtà egli persegue una strategia imperialista coerente. Ma esistono purtroppo anche i soggetti paranoidi animati da lucida follia.

Cercare di annientare civili inermi, mettersi contro le giovani generazioni di tutto il mondo, bombardare anche la popolazione russofona dell’Ucraina, non è prova di grande sanità mentale.


ANCORA SULL’INFANZIA DI PUTIN

26 marzo 2022


Alcuni interventi sul mio post relativo all’infanzia di Putin sono interessanti, anche quelli che invitano alla cautela. Mi aiutano a precisare che i fenomeni politici, così come i sintomi psichici, sono sovradeterminati. Sovradeterminati nel senso che possono essere individuati numerosi nessi causali che contribuiscono in maniera complessa a determinare quell’effetto.

Mi era sembrato di escludere nettamente la spiegazione psicostorica unilaterale. Dietro l’invasione dell’Ucraina ci stanno complessi e innumerevoli fattori storici, fra i quali l’assenza di una tradizione democratica in Russia, lo stalinismo, la capacità straordinaria di Putin di cementare un regime di potere fondato tra l’altro sull’affarismo, sui servizi segreti e sulla manipolazione del consenso. Si potrebbe continuare.

Tra questi fattori credo ci sia anche una struttura di personalità dell’autocrate che ha accumulato un enorme potere (superiore a quello dei segretari postaliniani del PCUS che nelle loro decisioni almeno dovevano fare i conti con un Politburo). Credo sia utile affermare che si possono verificare gravissimi rischi quando un sistema di dominio sociale finisce per essere in gran parte depositato nelle mani di un singolo individuo. Viene meno un equilibrio collettivo indispensabile nella gestione del potere. Tanto più se l’individuo in questione nasconde evidenti fragilità. Roberto Saviano ha sottolineato per esempio il fatto che la vita affettiva di Putin ragazzino sia stata precocemente vissuta nella struttura dei servizi segreti del partito Comunista Sovietico. Si può escludere a livello di ipotesi un nesso causale tra un’infanzia di soppressione dell’affettività e scelte militari adulte con cui si bombardano un teatro, degli ospedali pediatrici e caseggiati civili?

C’è una parte della mente di Putin che si è rivelata forte e ben strutturata, ma che in lui ci siano componenti di follia è difficile contestarlo.

Parliamo di un uomo che ha trascurato la gran parte dei problemi e degli interessi della sua gente, che ha compromesso l’immagine del suo paese agli occhi del mondo, che ha sviluppato una sindrome non realistica di accerchiamento, che si è illuso di piegare in pochi giorni un popolo libero di oltre 40 milioni di persone, che è arrivato a minacciare l’impiego di armi nucleari, che ha compiuto scelte che lo porteranno molto probabilmente ad essere imputato di crimini di guerra. Non ha mostrato un sano equilibrio mentale, non si è affatto curato di sé, né del suo popolo né tanto meno degli uomini, delle donne, dei bambini dell’Ucraina, ha procurato un male che ricadrà per generazioni sulla sua gente e sul popolo ucraino.





L'UNITA' DEI POPOLI EUROPEI

15 marzo 2022



Io non riuscirò certo a vedere l'esito di questo cammino lunghissimo che potrebbe innescarsi: sarà un percorso difficile e ancora con tanti intoppi nazionalistici, ma non ci sono alternative. E' il cammino per la costruzione di una solidarietà tra i popoli europei e per la costruzione degli Stati Uniti d'Europa e per la formazione di un esercito europeo che non abbia scopi offensivi, ma sia utile alla difesa della democrazia e allo sviluppo della solidarietà fra i popoli europei.

L'Europa è l'unico baluardo che si può costruire contro la logica di dominio delle superpotenze, di tutte le superpotenze. Firmo questa petizione perché il regime di Putin è un pericolo per l'umanità e perché sto fino in fondo dalla parte delle vittime. (En passant attenzione agli Stati Uniti, che oggi difendono l'Ucraina, in passato hanno portato avanti una politica imperialista ma domani non sappiamo; attenzione alla Cina che ha già fatto con il Tibet a partire dal 1959 ciò che la Russia sta cercando di fare con l'Ucraina, senza che la solidarietà internazionale fosse allora minimamente nelle condizione di fermare il genocidio umano e culturale che è avvenuto in Tibet).




8 MARZO 22. UNA GUERRA AL MASCHILE


Mi è capitato di pensare ad una cosa banalissima mentre ascolto in televisione le notizie dall’Ucraina. Una pagina tanto folle di storia non l’avrebbe potuta scrivere un governo di donne e l’esercito russo non avrebbe potuto attaccare le città con tanti civili inermi dentro, distruggendo le case e le scuole. Non avrebbe potuto se fosse stato comandato da donne. Pubblico di seguito una citazione da un bell’articolo di Daniela Diano, psicoterapeuta, un articolo che approfondisce questo spunto.


«La questione va ben al di là delle ricorrenze, poiché punta a sradicare le profonde disparità presenti nella società, nelle istituzioni, all’interno della famiglia, nella cultura patriarcale autoritaria e machista, che, se ci pensi, imprigiona anche gli uomini nelle gabbie degli stereotipi e dei modelli maschili fondati sulla forza, la competizione, il potere, la prevaricazione, privandoli della libertà di essere autenticamente sé stessi. Una dimostrazione drammatica è rappresentata dall’ideologia della guerra di questi giorni, dove le armi, le prove muscolari e la repressione del dissenso sono la più eloquente e tragica espressione dell’uso politico della violenza.

A tratti persino circondata da un alone di romanticismo, grazie all’ipocrisia del linguaggio, che utilizza parole come “patria”, “sacrificio eroico” “liberazione”. Non c’è mai nulla di romantico nella morte e nella distruzione! E questa consapevolezza le donne ce l’hanno, forse perché, storicamente preposte al prendersi cura delle relazioni e degli altri, hanno sviluppato quelle

capacità empatiche e quell’intelligenza creativa necessarie a superare i conflitti senza lasciare cadaveri sul campo.


Proprio l’8 marzo del 1917, e proprio a San Pietroburgo, le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. Oggi sta accadendo la stessa cosa: sui social vediamo appelli alla pace firmati congiuntamente da donne russe ed ucraine». https://www.facebook.com/104419611797455/posts/294936779412403/

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